Nel mio post "Perché serve una ‘mission’ che funzioni" ho sostenuto che le aziende, spesso, affermano di perseguire uno scopo (la mission) e di attenersi a determinati valori mentre, nella realtà dei fatti, agiscono in modo diverso creando così scollamento e disaffezione nel personale.

Esagerazioni? Allora sentite qui: poco fa mi è capitato di leggere i risultati di una ricerca di Gallup che non conoscevo, ma che illustrano perfettamente questo fenomeno; da questo studio su 142 Paesi nel mondo emerge, infatti, che globalmente solo 1 lavoratore su 8 (il 13% circa) è impegnato attivamente nel sostenere la propria azienda (sono, cioè, "engaged"). La maggior parte, invece (il 63%!!), è "not engaged" cioè manca di motivazione ed è poco probabile che decida di impegnarsi attivamente nel raggiungimento degli obiettivi aziendali. E poi ci sono gli altri: 1 su 5 è insoddisfatto, improduttivo e fortemente orientato a diffondere negatività in azienda.
Sono numeri spaventosi che dovrebbero far riflettere a fondo. Anche perché nei Paesi dell’Europa occidentale (Italia inclusa, quindi), secondo questa ricerca, il personale attivamente impegnato è appena il 14%: meno della metà del 29% messo a segno da Stati Uniti e Canada!!
Quindi, per recuperare la competitività necessaria, raggiungere gli obiettivi e ottenere risultati migliori, è utile iniziare un processo di cambiamento. Come ha scritto il generale Patton:
"Le guerre si combattono con le armi ma alla fine sono gli uomini a vincerle”
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